Il tartaro si forma quando i depositi minerali si annidano intorno al dente. La sua forza di adesione è così forte che un normale spazzolino non basta per sbarazzarsene, e quindi, l’intervento del dentista diventa indispensabile.
La colorazione del tartaro dipende dalle sostanze con le quali viene a contatto: solitamente assume un colorito giallo, ma ci sono anche altre variazioni che vanno dal bianco al grigio scuro. Il fumo di sigaretta, ad esempio, tende a scurirlo.
Come si forma?
Il tartaro è un po’ come le incrostazioni che rimangono attaccate alle pentole. I residui alimentari che rimangono nel cavo orale vengono attaccati dai batteri. Sulla superficie dei denti si deposita una sottile patina incolore che deriva dall’insieme di batteri e dei resti del cibo: se non viene rimossa con le normali operazioni di igiene orale, entro 12-18 ore si calcifica e deposita i primi residui di tartaro.
La placca batterica è infatti in grado di associarsi ai sali calcarei e ai fosfati contenuti nella saliva, formando una concrezione dura e adesiva. La composizione chimica ed il pH della saliva, sono quindi 2 dei principali fattori che ci predispongono al tartaro dentale.
Esistono 2 tipi di tartaro: quello che si trova sulla superficie esterna dei denti e quello che si deposita all’interno delle gengive e delle tasche parodontali. Quest’ultimo è anche pericoloso perché correlato a malattie dentali e gengivali come la paradontite.
Le tasche parodontali sono alterazioni del solco gengivale, cioè di quel piccolo spazio esistente tra denti e gengive. I batteri che si depositano nella placca dentale producono residui che infiammano il tessuto gengivale. A questo punto la gengiva si gonfia e, a poco a poco, tende a separarsi sempre più dal dente, aumentando il solco gengivale fino a formare una vera e propria fessura, in cui i batteri possono penetrare indisturbati.
In questo modo all’interno della tasca paradontale si formano dei microrganismi patogeni, che causano seri danni alle strutture che sostengono il dente.
I sintomi del tartaro sono sanguinamento gengivale, mobilità dei denti e dolore diffuso, fino ad arrivare alla definitiva caduta del dente.
In alcuni casi l’infezione può spostarsi nel circolo sanguigno coinvolgendo anche altri tessuti o organi.
Come si elimina?
La rimozione del tartaro avviene manualmente o tramite gli ultrasuoni. A tale operazione viene spesso associata la lucidatura dei denti che diminuisce ulteriormente il rischio di infiammazioni gengivali.
Si consiglia di sottoporsi all’intervento di rimozione una volta ogni 6-18 mesi, a seconda della velocità di deposito del tartaro.
Fonte: mypersonaltrainer
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