La diagnosi di parodontite con il nero di seppia

È una sostanza quantomeno curiosa, il nero di seppia. Combinata con ultrasuoni e raggi luminosi, potrebbe essere alla base del più innovativo dei metodi di diagnostica per immagini in odontoiatria. Lo ha sviluppato a San Diego un gruppo di ingegneri dell’Università di California. Questa nuova soluzione permette di individuare eventuali tracce di parodontite, in modo non invasivo e molto più completo e preciso rispetto agli attuali sistemi di indagine.

Il sondaggio parodontale

Il metodo normalmente utilizzato per valutare la salute delle gengive si affida alla sonda parodontale: costituita da un sottile bastoncino incurvato di metallo millimetrato, viene inserita tra dente e gengiva per misurare la profondità delle tasche parodontali. Questa procedura, pur non essendo invasiva, può comunque provocare fastidio nei pazienti. Inoltre, le misurazioni ottenute variano se effettuate da operatori diversi e la sonda è in grado di misurare la profondità della tasca solo in un punto alla volta. È quanto sostiene Jesse Jokerst, il nanoingegnere coordinatore della ricerca che ha portato a individuare la nuova metodica.

La procedura al nero di seppia per scoprire la parodontite

La procedura inizia con un risciacquo della bocca con un composto a base di inchiostro di seppia, riformulato e reso più liquido. Il composto penetra negli interstizi tra denti e gengive e agisce come mezzo di contrasto per una tecnologia per immagini chiamata fotoacustica. Si può così creare una mappa completa della profondità delle tasche intorno a ogni dente, con un miglioramento significativo rispetto al metodo tradizionale.

Una tecnica ancora da sperimentare

I ricercatori californiani hanno sperimentato la tecnica su modello animale. Prima di tutto si sono accertati che i risultati fossero congruenti con i dati ottenuti con la sonda parodontale. I risultati sono stati più che positivi, caratterizzandosi anche per una maggiore riproducibilità e indipendenza dall’operatore.
Le prossime fasi di studio prevedono una sperimentazione clinica con la collaborazione di odontoiatri e un lavoro sul liquido di contrasto per ridurne il sapore che oggi può risultare sgradevole. Si cercherà anche di sostituire l’apparecchiatura laser con dispositivi Led, meno costosi e ingombranti.
Fonte: dentaljournal.it
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